lunedì, settembre 29, 2008

La scomparsa (violenta) di una donna-simbolo.




Malalai Kakar faceva un lavoro assai insolito ( per una donna, in paese come l' Afghanistan, dove l'inserimento sociale delle donne è malvisto e ostacolato): era una donna-poliziotto.
Faceva un lavoro, Malalai Kakar, doppiamente delicato e pericoloso: indagava sui delitti e sui soprusi commessi contro le donne.
In una società maschilista e patriarcale, come quelle afghana, tentata costantemente dall'insidia integralista e incalzata dal fuoco talebano, un ruolo come quello che lei ha svolto, con determinazione, richiede molto coraggio.Era diventata una donna-simbolo. Anche la sua città, Kandahar, è, per più versi, una città-simbolo.
Il suo impegno professionale ed il suo coraggio civile non gli sono stati perdonati. "Era un obiettivo", che è stato raggiunto e colpito, hanno comunicato seccamente i suoi nemici.
Un simbolo da abbattere. Con il "burocratico"linguaggio dei comunicati ideologici, la questione
è seccamente inquadrata. E liquidata.
Sta ai democratici, uomini e donne, del mondo non dimenticare (e far fruttificare) l'esempio di questa piccola donna-coraggio e i problemi del suo (lontano) Paese.

domenica, settembre 21, 2008

Birmania: ad un anno dalla repressione


Massiccia presenza di soldati e polizia a presidiare le strade di Yangoon e molti grandi monasteri, controlli su ogni auto e passante, ieri, 18 settembre, primo anniversario del giorno nel quale migliaia di monaci buddisti scesero in piazza nell'intero Paese, sfilando tra gli applausi della gente, in protesta per le violenze dei militari contro i monaci nella città di Pakokku. Fu l'inizio di una manifestazione di massa, guidata da decine di migliaia di monaci del Paese, applaudita dalla comunità mondiale (oggi molto più silenziosa), repressa nel sangue dal regime militare con violenza sistematica. Ieri polizia ed esercito hanno indossato una cravatta rossa, segno di "massima all'erta". Nei giorni precedenti sono stati arrestati numerosi attivisti, tra cui Nilar Thein, protagonista delle proteste di un anno fa. Nelle prigioni birmane si stimano esserci almeno 2mila prigionieri politici: attivisti per i diritti umani, almeno 196 monaci autori delle proteste del 2007, esponenti delle minoranze etniche, che i militari continuano a sterminare. E il controllo su Internet si è fatto ancora più stretto. Un monaco ha raccontato che "Non possiamo nemmeno sederci tranquilli in un Internet café. Le autorità ci sorvegliano come terroristi". ( Comunicato ripreso da Information Safety and Freedom su fonte Agenzia Asia News).

domenica, settembre 07, 2008

Una pietra basilare



Drammatiche notizie continuano a giungere dalla regione di Orissa, in India. Dove continuano a manifestarsi gravi forme di intolleranza e di sanguinosa violenza contro i cristiani, sospettati di fare proselitismo ed accusati di atti di solidarietà sociale verso gli "intoccabili" delle caste "basse". Ai perseguitati di Orissa va manifestata una solidarietà forte, esplicita e senza riserve.
Come è giusto schierarsi per l'accoglienza e la promozione dell'apertura all'"altro" all'interno della nostra società, così è importante avere a cuore il tema della libertà culturale e religiosa a livello universale.
Nel sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, è fondamentale non dimenticare che la possibilità di coltivare liberamente il proprio credo religioso (o di non coltivarne alcuno) e di convertirsi eventualmente da un credo ad un altro costituisce una pietra basilare della convivenza civile fra gli uomini e i popoli.