Da giorni, ormai, lo sappiamo: chiude anche la LEF.
Una grande libreria fiorentina. Anzi, più che una libreria. Uno storico punto di incontro e una sorta di "focolare" culturale, cui hanno fatto riferimento personalità come La Pira, Don Milani, Balducci, Gozzini e Meucci. L'attività editoriale continuerà (gestita da Giannozzo Pucci), ma la chiusura della libreria è un (altro) brutto colpo all'immagine e alla vita culturale di Firenze. L' utile "provocazione" di Franco Cardini (che sostiene che gli intellettuali devono personalmente mettere mano al portafoglio per impedire la chiusura) non è altro che il classico "sasso in piccionaia". Fa intelligentemente rumore, ma non serve. E' nella dimensione pubblica (e istituzionale) che, sia pure in tempi di"vacche magre" e di scarsità di risorse, va aperto un dibattitto per la tutela, non assistenziale, della "cultura diffusa". Che è un patrimonio inestimabile di Firenze e della Toscana.
E' la strada maestra per non ritrovarsi, così spesso, a dover piangere sul latte, ormai, versato.
Alla LEF, comunque, per quanto negli anni ha rappresentato, un convinto "GRAZIE".
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