sabato, agosto 16, 2008

Don Sciortino, un novello Lenin?



"Famiglia cristiana" è finita nel fuoco di una rovente polemica estiva per le critiche radicali al governo Berlusconi sui temi della sicurezza, dell'uso delle forze armate nelle città, delle impronte digitali obbligatorie per i Rom.
Può darsi che linguaggio e analisi proposte siano solo in parte condivisibili.
Ma l'attenzione del diffuso e popolare settimanale dei "paolini" per gli ultimi, i diseredati e la nuova "questione sociale" è, comunque, meritoria e, oggi, purtroppo inusuale.
D'altra parte, quelli che (dal versante governativo, soprattutto dopo la presa di distanza vaticana da "Famiglia cristiana") sembrano volerne addirittura interdire la diffusione presso chiese e parrocchie, oltre a rivelare una preoccupante insofferenza per le critiche, rivelano un'evidente non conoscenza della complessità del "mondo cattolico" e della sensibilità sociale esistente al suo interno. Che poco ha a che vedere con un generico "cattocomunismo". A meno di non voler inquadrare Don Sciortino (il direttore di "Famiglia cristiana") come una sorta di novello Lenin.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

che cosa c'è di brutto nel termine cattocomunismo se si intende come esigenza ideale di giustizia sociale in linea con la radicalità evangelica? Del resto, lo stesso Maritain definì una volta il comunismo l'ultima eresia del cristianesimo! Ma perché i credenti di sinistra, più o meno cattocomunisti, non possono chiedere che la chiesa parli parole di sinistra (tutte evangeliche del resto), per la paura, in qualche modo interiorizzata,che ciò spaventerebbe e spingerebbe all'apostasia i credenti di destra per i quali la chiesa deve parlare solo a destra (così diceva più o meno don Milani)?

Pietro L. Di Giorgi

Anonimo ha detto...

Beh, allora potremmo dire che Don Milani era un cattocomunista dei suoi tempi.
E, giustamente, alla luce di questi eventi, la Chiesa non si deve (o meglio non si vuole) schierare contro il governo dello stato da cui è circondata in tutti i sensi. E' come se il Papa volesse dire: "Sì certo, si può discutere di politica, ma attenzione a non infastidire Berlusconi e il suo operato. Non dobbiamo interessarci di questioni non religiose".
Forse il Pontefice e la CEI hanno poche idee ma ben confuse: mischiano il principio di non intervento dei cattolici nella vita politica (linea guida del Vaticano dall'unità d'Italia fino ai Patti Lateranensi) con l'amicizia del governo italiano. Lo sapevo che con questa guida spirituale non si sarebbe andati tanto lontano...

Anonimo ha detto...

modesta opinione:
Durante il governo Prodi il centro-sinistra si infuriò contro Famiglia Cristiana per la critica avanzata dalla rivista nei confronti dei Dico (dichiarazioni di Marini, Fioroni, Soro, Vita,eccetera). Adesso il centro-destra (o destra-centro...) si infuria per le accuse -giustissime- di xenofobia e di attacco alla costituzione.
E' tutto ok: significa che la libertà di pensiero, o almeno il diritto alla critica, può ancora esistere e suscitare dibattito. E' triste che don Sciortino venga attaccato così, ma è anche segno che le parole continuano a pesare, e che la stampa o almeno una parte di essa fa bene il suo lavoro...
daniele