domenica, gennaio 18, 2009
Una rivoluzione copernicana per la pace
E’ tregua. Dopo devastanti bombardamenti nella Striscia di Gaza, Israele ha proclamato la fine delle ostilità. Unilaterale. Hamas ha fatto sapere che, finché le truppe di Tsahal non se ne andranno, la “resistenza” continua. Poi, ha proclamato una “sua” tregua di 7 giorni.
La pace è (ancora) lontana.
Mentre dai territori palestinesi giungevano immagini raccapriccianti, tornava alla mente, in un senso del tutto particolare, il “pensiero” di Pascal: “Ci sono delle ragioni del cuore che la ragione non conosce”. I ragionamenti portano a disquisire sul carattere più o meno “proporzionato” delle operazioni militari. Il “cuore” (che è cosa diversa dal “sentimento”, cioè intuizione profonda del mistero della vita) si ribella di fronte alla sofferenza della povera gente.
E’ per un moto di coscienza che un riservista israeliano si è rifiutato di partire per Gaza, contestando i bombardamenti su un territorio sovrappopolato. Certo, bisogna essere sensibili alle sofferenze di tutti gli innocenti. Anche a quelle degli israeliani che vivono l’incubo dei razzi Qassam. Siamo “povera gente”, hanno detto anche i familiari delle due bambine palestinesi uccise “per errore” da un lancio di Hamas.
C’è un cammino impegnativo da fare. Israele deve prendere atto che non c’è soluzione militare ad un problema (quello della convivenza fra “opposte ragioni”) che può essere sciolto solo per “via politica”. Gli abitanti di Gaza avranno di che ripensare sulla fiducia accordata, per disperazione, agli estremisti di Hamas, che vogliono trasformare un conflitto politico-territoriale in uno scontro ideologico-religioso.
C’è, in generale, una “rivoluzione copernicana” da operare. In un dibattito esasperante, si è abituati a valutare con il misurino se, e quanto, si è filo-israeliani o filo-palestinesi. E’ il riflesso condizionato della dialettica amico-nemico. A cui andrebbe sostituita la logica del confronto con le ragioni dell’ “altro” e del coraggio di “osare la pace”.
(Articolo su "Il Nuovo Corriere di Firenze" del 19/01/09).
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1 commento:
La c.d. "rivoluzione copernicana" potrebbe a mio avviso essere quasi completa se il tavolo delle trattative avesse luogo proprio in Israele o nei territori Palestinesi o, meglio ancora, in luogo sul confine. Lo so che sarebbe un vero e proprio suicidio per i vari potenti della terra farlo e che non rischierebbero certo la pelle, ma ritengo che sarebbe L'UNICO MODO per capire gli stati d'animo di ambedue le parti. Personalmente se fossi un politico influente (israeliano, palestinese, americano o dell'UE) lo farei, anche se sono più che convinto che partirei verticale e tornerei orizzontale - spero che sia stata capita l'allusione.
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