In una recente seduta del Consiglio regionale, molto si è discusso di sicurezza e legalità. Con un'attenzione speciale alla "questione rom". Di particolare attualità dopo il dramma di Livorno. C'è da ribadire che, certamente, la legalità (che è come dire il rispetto delle leggi vigenti) deve essere per tutti un riferimento indiscusso. Dunque, anche per i rom. Il rom che viola le regole comuni (quando e se realmente le viola) deve essere sanzionato. Come chiunque altro. E, come per chiunque altro, deve, anche in questo caso, valere la certezza della pena. Ma vale anche il principio, centrale nella civiltà giuridica, per cui la responsabilità è individuale. Danno, dunque, da pensare atteggiamenti che si rivolgono indiscriminitamente contro intere comunità. Paesi, ad es., come riferito recentemente dalle cronache, che insorgono contro la permanenza di vicini insediamenti rom (che, certo, sono talora fonte anche di problemi, di timori e di incomprensioni).
Torna alla mente, in merito, un illuminante episodio della biografia di Don Milani. Che, quando era cappellano di Calenzano, si trovò a discutere con gli abitanti del paese, infuriati contro "gli zingari". Disse loro Don Milani: " A me piacerebbe fare il parroco degli zingari". Parole che, in questa nostra confusa epoca, sono da ricordare a mo' di lezione.
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1 commento:
Soprattutto a me pare che non ci siano strutture di assorbimento per il disagio sociale: questi signori vivono fra di loro e maturano un odio per la società "normale" che li rigetta. Senza integrazione non ci sarà mai altro che lotta. Facciamo in modo che i loro bambini frequentino regolarmente le scuole e siano integrati, regolamentiamo gli introiti dei locali notturni in modo che vi siano luoghi in cui tutti possono entrare (una birra a 4 euro è un fattivo "fuori gli immigrati, è evidente) ecc. ecc. ecc. Ovviamente con il post mi trova in perfetto accordo, il commento era una prosecuzione d'argomento.
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