venerdì, novembre 14, 2008

Astronautica ed evocazioni di nuovi orizzonti




Il convegno "Astronauticon 3", che si svolgera' presso l'Hotel Biondi di Montecatini Terme (15 e 16 novembre 2008), organizzato dall'Italian Space and Astronautics Association con il patrocinio della Regione Toscana, dove mi rechero' a portare il saluto istituzionale della Commissione Cultura del Consiglio Regionale, e' una manifestazione di grande originalita'. Quello dell'astronautica e' un mondo di grande fascino e di notevole interesse. L'esplorazione dello spazio ha segnato un'epoca ed ha suscitato nell'immaginario collettivo evocazioni di nuove frontiere e di nuovi orizzonti in precedenza preclusi alla conoscenza umana. La scienza e la tecnologia hanno compiuto, a partire da questo ambito, passi in avanti inimmaginabili fino a pochi decenni addietro. E' significativo che una manifestazione come questa si svolga in coincidenza con l' "anno di Galileo", che alla scienza e' specificamente dedicato, e che nella direzione della diffusione del sapere scientifico ci invita tutti a compiere nuovi sforzi. C'e' sicuramente anche un'attenta riflessione critica da compiere. Viviamo in un tempo che, da un lato, spinge verso nuove conquiste tecnico-scientifiche, e dall'altro registra moniti (di carattere filosofico) che invitano ad un buon uso, razionale e sostenibile, delle risorse e chiedono puntuali riferimenti etico-giuridici capaci di mettere effettivamente le nuove conquiste al servizio dell'umanita', al riparo da ogni improprio sentimento di "onnipotenza" da parte della scienza e della tecnologia medesime. E' l'ambivalenza del tempo della complessita'. Si tratta di procedere sulla strada dell'antico obiettivo del dialogo fra le due culture (umanistica e scientifica) in direzione di nuovo umanesimo all'altezza dell'eta' della mondializzazione. Il Convegno di Montecatini, nella specificita' dei suoi affascinanti riferimenti, giova a ricordarcelo.

2 commenti:

Matteo M. ha detto...

Salve Professore!
(Magari le fa uno strano effetto sentirsi chiamare di nuovo così, ma l'abitudine ormai è consolidata nonostante siano passati diversi anni dall'ultima interrogazione di storia...)
Rispondo al post principalmente con l'intento di salutarla e visto che ci sono mi permetto di esprimere qualche piccola riflessione su tematiche che attualmente sento come più vicine alla mia quotidianità di studente a contatto con il mondo scientifico. Il lato più affascinante della scienza è senza dubbio l'innovazione, la nuova scoperta, che spinge lo scienziato ad ampliare la sue conoscenze "a tutti i costi" senza porsi alcuna limitazione di tipo materiale o morale. Purtroppo si tende ad interpretare questa mancanza di moralità e di limiti come volontà di supremazia (quello che lei chiama sentimento di "onnipotenza") spesso resa anche concreta dal successo economico di determinate applicazioni scientifiche. Ma se le applicazioni poi risultano dannose per l'umanità, l'errore non lo commette la scienza in sé o lo scienziato, ma è la società a richiedere un certo tipo di prodotto, un certo tipo di bene o servizio. E' la mancanza di cultura e sensibilità nelle persone a decidere il futuro dell'innovazione tecnologica ed in generale del futuro del nostro pianeta. La scienza in fondo è un enorme puzzle di conoscenze a cui vengono continuamente aggiunti nuovi pezzi e migliorati altri. La mancanza di cultura scientifica delle masse fa in modo che non ci sia una mobilitazione delle stesse così da impedire che certi pezzi siano utilizzati per scopi che non giovano all'umanità ma solo ad una piccola parte di essa. Altri pezzi invece sono geniali soluzioni (ad esempio ai problemi ambientali) che vengono abbandonati a se stessi sempre a causa dell'assenza di cultura (anche a causa dell'egoismo occidentale). Per fare un esempio: pochi sanno che ogni giorno mediamente usiamo a testa circa 200-300 Litri d'acqua potabile. Un'enormità! Quello che è più eclatante è che di tutta l'acqua -potabile- che utilizziamo solo il 2% è destinato al consumo (per bere e cucinare), il resto lo impieghiamo in usi (WC, igiene personale, lavaggio, irrigazione giardini) che non richiedono che l'acqua sia sottoposta a trattamenti costosi in termini economici ed ambientali per renderla potabile. Un terribile spreco di risorse che potrebbero essere impegate in altro modo. Però la soluzione a questo problema è semplice: utilizzare diverse qualità di acqua. Ma è di difficile attuazione, principalmente perché manca la volontà di realizzazione di un progetto del genere, volontà che dovrebbe essere dettata da una cultura di gestione delle risorse che però non esiste.
Concordo con lei che è fondamentale che i due mondi umanistico e scientifico debbano in qualche modo incontrarsi, dal momento che "per natura" tendono a chiudere i battenti oltre che tra di loro anche al resto del mondo. Sono conscio dell'estrema difficoltà di realizzazione di questo improbabile connubio, ma li esorto entrambi ad impegnarsi a diffondere una cultura e conoscenza per un mondo che lentamente acquisisca più coscienza di se stesso e dei suoi problemi, problemi che riguardano sia l'interiorità dell'uomo sia la sua realtà pratica.

Anonimo ha detto...

Caro Matteo,
che piacere trovare un tuo commento e che piacere sentirsi chiamare con il "vecchio" appellativo.
Il tuo intervento, tra l'altro, è molto bello e "centrato": sul tema, generale, del rapporto fra scienza, potere e società e sulla questione, importantissima e specfica, dell'acqua.
Grazie, davvero, di aver scritto.
Sentiamoci ancora.
Severino