giovedì, agosto 07, 2008

L'ombra del "capitano" Solzenicyn




Osservò, una volta, il grande "eretico" marxista Franco Fortini che una parte notevole della sinistra nostrana temeva, dietro ad ogni manifestazione di dissenso nel Blocco sovietico, di intravedere l'ombra incombente del "capitano" Solzenicyn.
Una notazione pungente che la dice lunga sulle storiche difficoltà della sinistra occidentale (e, in primis, italiana) a ricevere e ad accogliere la lezione del "dissenso" est-europeo e, ancor più, la drammatica testimonianza dell'ex ufficiale sovietico, poi deportato politico e scrittore "proibito", che in questi giorni ci ha lasciato. Di Solzenicyn si metteva in risalto il carattere conservatore, misticheggiante e tradizionalista della sua cultura. Non sempre a torto. Come, non a torto, è stata sottolineata, nei recenti anni post-sovietici, l'incongruenza delle sue prese di posizione a favore dell'ex agente del Kgb Vladimir Putin e dell'intervento russo in Cecenia. Ma tutto questo niente toglie al valore ineguagliabile e alla portata storica della denuncia del sistema concentrazionario portata avanti, a suo tempo, dall'autore di "Una giornata di Ivan Denisovic" e di "arcipelago Gulag". Aleksandr Solzenicyn, lucidissimo seppur contraddittorio profeta dell'antitolitarisimo, ci ha consegnato un testamento scritto a chiarissime lettere: l'edificazione, storicamente possibile, della giustizia sociale non può fondarsi sulla soppressione della libertà e della dignità umana. La sua denuncia dell'incubo totalitario materializzatosi nella storia ha segnato la cultura del Novecento. E rimane di piena attualità negli anni duemila.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Personalmente la santificazione di Solzenicyn mi lascia perplesso. Di questo passo finiremo per santificare anche Franco e Léon Degrelle, perché anticomunisti, e perché tutto è lecito contro il comunismo, anche idee che portano ad un altra forma di totalitarismo! Ho sentito dire anche che i comunisti sono cattivi perché "atei", invece i fascisti hanno portato ordine, e chi era antifascista era come la BR! In Italia vale purtroppo la frase "Il nemico del mio nemico è mio amico", ma mi si permetta di dire che non mi sta bene. Ci sono stati antifascisti che hanno avuto il coraggio di dire no a Stalin (pensate a Silone), ma anche anticomunisti che non hanno accettato la commistione coi clericofascisti (pensate a De Gasperi). Riconosco a Solzenicyn il merito di avere denunciato gli orrori dei gulag, ma permettetemi di dire che lo ha fatto non in nome di idee liberali, come per esempio Saharov. Solzenicyn era antioccidentale, riteneva il liberalismo un'ideologia nichilista, ed era anche contro il proselitismo di altre religioni in Russia, sostenendo che la chiesa ortodossa doveva avere un posto centrale nella vita russa. Quanto di più lontano da un liberale come Tocqueville o Popper! No, Solzenicyn era il figlioccio di De Maistre, Gentile, Maurras, Schmitt, Strauss, Evola. Per ciò, rispettabile, ma non da prendere a modello per le sue idee.