domenica, ottobre 11, 2009

Teheran: il pugno duro del regime



Salgono a tre le persone condannate a morte in Iran dopo gli arresti legati alle proteste per le contestate elezioni presidenziali. Il primo condannato a seguito dei disordini scatenati dalla contestata rielezione del presidente Ahmadinejad è Mohammad Reza Ali Zamani. Secondo la versione ufficiale, l’imputato avrebbe ammesso l’accusa di spionaggio, ma Amnesty International ha denunciato ha denunciato l'uso della tortura per ottenere le cosiddette "confessioni" (in puro stile staliniano). Anche gli altri due condannati (di cui sono state rese pubbliche solo le iniziali, A.P. e N.A.) sono stati riconosciuti colpevoli di legami con "organizzazioni fuori legge". Rimangono, intanto, centinaia di altri detenuti nelle carceri di Teheran, arrestati dopo le manifestazioni dell' "Onda Verde". Spenti i riflettori dell'informazione internazionale, a Teheran la macchina della repressione ha funzionato a pieno ritmo. Sono vicende che ci interpellano. E che richiedono, da parte nostra, l'attivazione di una visibile solidarietà con la coraggiosa società civile iraniana. Per salvare la vita ai condannati e per richiedere la liberazione dei detenuti politici e dei "prigionieri di coscienza".

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