mercoledì, maggio 24, 2006

Aggiornamento n.2.
Diario Consiliare.

Chi l'ha detto che la vita istituzionale è sempre e comunque noiosa? A chi scrive, ad es., con la sua Commissione di appartenenza in Consiglio regionale, è capitato di vivere (non è l'unica-anzi-è solo la più recente) un'esperienza assai interessante. In visita, nel territorio di Cavriglia. Un territorio assai vario nei suoi aspetti. Vi si conservano le memorie del tempo delle miniere (quando, per cercare la lignite ed inseguire il mito dello sviluppo, si sono abbattute intere colline), vi è un'importante centrale Enel (belle le foto esposte all'interno: da quelle "anni sessanta" dei lavoratori a quella di un imperdibile Amintore Fanfani in visita), c'è un'estesa ed accurata operazione di "riforestazione" in corso nei vasti terreni appartenenti alla stessa Enel e c'è, in un altro ambito, il bellissimo roseto "Fineschi". All'interno, almeno 7.000 varietà di rose.
Un territorio da far conoscere e visitare ai giovani delle scuole. E' varia, e piena di sorprese, la Toscana.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Con grande interesse prendo parte al blog di Severino, un caro amico, conosciuto da poco, ma con il quale è nato fin da subito un feeling intellettuale. Essendo il giornalista "al seguito" della sua commissione non potevo non partecipare al dibattito!!!E' vero, senza dubbio Cavriglia può essere definito un luogo unico, dalle tante particolarità. Vecchio e nuovo, artificiale e naturale si fondono, a volte forse fanno a pugni, in qualche scorcio di paesaggio, ma poi fanno pace, grazie alla riforestazione umana e alla mano, indispensabile, della natura. Questo, per assurdo, accade poche volte in Toscana, dove è quasi sempre il pre-esistente, l'antico, l'originale, talvolta il vecchio, a prevalere sul nuovo: quasi i due mondi non potessero convivere. Penso, ad esempio, all'architettura: a Firenze, in Toscana, in Italia, noi restauriamo, in Spagna, Francia e Germania i nuovi architetti sfidano i grandi del passato. Certo, a Cavriglia si è fatto tutto per necessità, per dare lavoro a chi non l'aveva, per portare la corrente elettrica. Ma quella centrale, lì, in mezzo al paesaggio, lì, alle porte del Chianti, non è un mostro, è il segno tangibile di una Toscana operosa e operaia, che alla pietra ha dovuto sostituire il cemento e il ferro, che ha abbattuto alberi e intere montagne, per cambiare, andare avanti, in una parola, non fermarsi. Cavriglia non ha paura del suo passato, vive il suo presente e pensa al suo futuro, dove vecchio e nuovo vivranno insieme.